Orange Is The New Black
Ecco, a tutto avrei pensato tranne che avrei scritto di una serie TV su donne chiuse in un carcere.
Ma dopo aver visto l'episodio finale di Orange Is The New Black (OITNB), la prima cosa che ho detto tra me e me è stata "cacchio, solo un evento mediatico come La Casa di Carta poteva oscurare il finale di una delle serie più belle, crude, dannatamente realistiche e meglio realizzate degli ultimi anni".
Per chi non lo sapesse, OITNB è una serie TV ideata da Jenji Kohan (autrice di Weeds, ma coautrice anche di altre serie TV... qualche esempio? Sex and The City, Will and Grace), composta da sette stagioni (91 episodi) e presente nell'attuale catalogo Netflix.
La serie è ambientata nel carcere femminile americano di Litchfield e narra le vicende di Piper Chapman, una donna finita in prigione per un reato commesso molti anni prima. Ovviamente questo è solo l'incipit per introdurre il carcere e, di conseguenza, tutte le detenute (con le loro storie) che orbiteranno attorno a lei. PREMESSA: La serie TV trae ispirazione da "Orange Is the New Black: My Year in a Women's Prison", una biografia scritta da una ex galeotta di nome Piper Kerman.
Su altri lidi ho descritto la serie in questo modo: una discesa verso il baratro dell'animo umano racchiusa in 7 stagioni. Un'altalena di sentimenti, dallo spassoso al tremendamente angosciante, per mostrare il sistema carcerario americano in tutti i suoi limiti.
Ora, non starò a raccontare la storia per filo e per segno che sennò famo notte però ci tengo ad elencare i punti che secondo me rendono questa serie un "must watch" per tutti gli amanti di serie TV:
La serie è ambientata nel carcere femminile americano di Litchfield e narra le vicende di Piper Chapman, una donna finita in prigione per un reato commesso molti anni prima. Ovviamente questo è solo l'incipit per introdurre il carcere e, di conseguenza, tutte le detenute (con le loro storie) che orbiteranno attorno a lei. PREMESSA: La serie TV trae ispirazione da "Orange Is the New Black: My Year in a Women's Prison", una biografia scritta da una ex galeotta di nome Piper Kerman.
Su altri lidi ho descritto la serie in questo modo: una discesa verso il baratro dell'animo umano racchiusa in 7 stagioni. Un'altalena di sentimenti, dallo spassoso al tremendamente angosciante, per mostrare il sistema carcerario americano in tutti i suoi limiti.
Ora, non starò a raccontare la storia per filo e per segno che sennò famo notte però ci tengo ad elencare i punti che secondo me rendono questa serie un "must watch" per tutti gli amanti di serie TV:
- I personaggi: Tutti i personaggi, sia quelli positivi che quelli negativi (detenute, guardie o personale della prigione), sono ben caratterizzati, alcuni anche molto affascinanti, forti del fatto che le loro storie vengono raccontate tramite flashback della vita prima del carcere. Non si può non finire per provare empatia per alcuni di loro.... a parte Piper, ogni volta che appariva sullo schermo non potevo fare a meno di sbuffare
che nervoso, la sua faccia
- Lo sviluppo della trama: senza entrare troppo nel dettaglio (andate a vedervi la serie, sennò che ve la consiglio a fare? ahahaha), una delle cose più belle sono gli intrecci delle storie delle detenute, studiate in modo che anche i più piccoli ed insignificanti espedienti nella vita all'interno della prigione, risultino per essere determinanti in alcune fasi della storia. Tutto è importante, nulla è lasciato al caso; tutto può essere usato a proprio vantaggio o a svantaggio dei propri nemici.
- La "metamorfosi" della serie: altro passaggio fondamentale che ne dimostra la pregiata fattura. La serie, infatti, dalla prima stagione veniva definita black-comedy (e sottolineo la parola COMEDY). Guardandola puntata per puntata, difatti, sono parecchi i momenti in cui si ride a crepapelle, grazie a personaggi decisamente fuori dalle righe (un nome su tutti, anche se entra dalla seconda stagione, Suzanne "Occhi Pazzi" Warren), alternandoli, però, a momenti di riflessione o momenti semplicemente più "leggeri". Con il passare delle puntate e delle serie, però, per via delle varie scelte di trama si può vedere come la storia prenda una piega decisamente più seria, profonda, dark, con alcune puntate che toccano vertici di angoscia difficilmente trovabili in altre serie, senza però perdere il lato umoristico che fa in modo da non rendere troppo pesante la visione.
- Il montaggio: questo è da malati. Premettendo che non sono uno studioso di cinema (ma semplicemente un appassionato) e perciò il gergo tecnico non lo conosco, ma se c'è una cosa che mi è sempre piaciuta sono i collegamenti tra le varie scene, le connessioni.
Mi spiego.
Avete presente quando in un film, ad esempio, un personaggio deve chiudere una porta? Si avvicina alla maniglia, la impugna, tira la porta ma... per scelta tecnica del regista la porta che viene chiusa è nella scena successiva, non quella che stavamo vedendo, creando una connessione tra le due scene.
Ecco, OITNB è piena zeppa di questi espedienti, sempre a voler mostrare le connessioni tra i vari personaggi (o, in molti casi, i collegamenti tra un personaggio nel presente e lo stesso nel suo flashback).
A chi consiglio questa serie? A chi ha visto, ad esempio, la serie TV di qualche anno fa OZ (sempre sulla vita del carcere); agli amanti delle serie TV piene di flashback e a chi piacciono quelle con cast enormi; a chi piacciono le serie TV molto emotive e... o, al diavolo, la consiglio a tutti! è una serie TV DA VEDERE, PUNTO.






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